L’Italia arranca sul fronte del digitale

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L’Italia è indietro nel digitale: è questa la fotografia, scattata dall’ultimo report della Commissione Europea, che solleva preoccupanti interrogativi circa la capacità del nostro Paese di sviluppare politiche innovative concrete.

Da poco pubblicato, l’European Digital Progress Reports (EDPR), ossia il report che fotografa lo stato di salute dei Paesi europei in materia di digitale, vede l’Italia al quartultimo posto davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania.

Il nostro Paese è dunque una fra le economie meno avanzate in materia digitale, al contrario di Danimarca, Norvega e Paesi Bassi che guidano la classifica.

Gli indici che sono stati presi a riferimento per classificare i vari Paesi fanno parte del DESI (Digital Economy and Society Index) che misura le performance degli Stati membri sulla base dei seguenti indicatori:

  • la connettività
  • il capitale umano
  • l’uso di internet
  • l’integrazione delle tecnologie
  • i servizi pubblici digitali

Questo si traduce nel valutare una serie di requisiti su campo, fra cui la presenza di banda larga e connessioni veloci che, come ben sappiamo, è quel treno da non perdere per cui il Governo ha formalmente incaricato Enel.

Il dato più allarmante è però legato all’uso di internet: addirittura un italiano su tre non utilizza la rete.
Lo scarso utilizzo di internet si riflette direttamente sull’acquisizione delle competenze digitali che formano il capitale umano, altro indice della rassegna.

Al contrario, in tema di digitalizzazione dei servizi pubblici la situazione è più rosea: quanto a open data ed eGovernment stiamo migliorando.

Questo è il grafico che riassume la situazione italiana:

DESI 2016

C’è quindi molto da fare, ma dietro ad ogni situazione di crisi si cela sempre un’opportunità: nella fattispecie è l’occasione per la nostra Associazione di poter promuovere le nostre attività a sostegno del Paese, concetrandoci specialmente sull’alfabetizzazione digitale.

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Oggi, 30 aprile 2016, non è una data come tante: il 30 aprile del 1986 l’Italia per la prima volta si è connessa ad Internet.
Il segnale, partito dal Centro universitario per il calcolo elettronico (CNUCE) di Pisa, è arrivato alla stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania.
Trenta anni dopo, grazie a quell’esperienza pionieristica, ci troviamo in un mondo profondamente interconnesso che ha creato nuove modalità di gestire relazioni sociali, nuove opportunità e addirittura nuovi modelli economici.

Tuttavia, l’Italia non ha saputo capitalizzare, altrettanto velocemente quanto hanno fatto altri Paesi, le possibilità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie: dopo l’esplosione della bolla economica delle dot-com risalente agli inizi degli anni 2000 e il seguente periodo nero delle newco tecnologiche, una nuova fase di crescita si è lentamente fatta strada in coincidenza con la grande recessione.

A tale proposito, in Italia, si è parlato più volte di Rinascimento digitale: perché sia una nuova stagione di crescita, il nostro Paese ha l’obbligo di coinvolgere i propri cittadini in questo processo, abattendo il digital divide.

La cultura digitale infatti fornisce molte opportunità per migliorare la propria vita: purtroppo in Italia spesso queste opportunità non vengono colte a causa di un diffuso analfabetismo digitale.

Per questo motivo un primo nucleo di persone, dalle eterogenee competenze ma dalla comune convinzione nel ritenere le nuove tecnologie lo strumento più efficace per moltiplicare le opportunità e migliorare la vita dei cittadini, si è riunita costituendo l’Associazione Smart Nation.

Smart Nation è il concetto di Smart City applicato su scala nazionale: il termine è stato impiegato maggiormente da Singapore per riferirsi alla propria visione nazionale nell’utilizzare la tecnologia per migliorare la vita e il lavoro dei propri abitanti puntando sull’innovazione.

Parimenti, l’Associazione Smart Nation si propone l’obiettivo di promuovere attività legate a innovazione e digitale.
Si batte inoltre per permettere al nostro Paese di migliorare il DESI Index che lo vede, a fine 2015, come 25° Paese d’Europa (su 28).

A tale proposito vengono progettate e pianificate diverse attività che abbiano come scopo primario la diffusione di sapere in ambito di innovazione e digitale per far recuperare consapevolezza ai cittadini di come la tecnologia può contribuire al rilancio del nostro Paese in termini di competitività con le altre nazioni.

Così, a trenta anni da quel minuscolo segnale, un’altra esperienza pionieristica nasce con l’ambizione di cambiare qualcosa in questo mondo dove la dimestichezza con le nuove tecnologie è un requisito sempre più necessario per l’integrazione e la realizzazione dell’individuo nella società.

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